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Con oltre 5 milioni di lavoratori autonomi, l'Italia si classifica al primo posto in Europa per numero di occupati in proprio.
L'incidenza sul totale è la più alta anche fra i giovani. Su
poco più di 4 milioni di occupati tra i 25 e i 34 anni, infatti, il
16,3% svolge un lavoro autonomo contro una media
UE del 9,4%.
E' quanto emerge dall'approfondimento della Fondazione Studi
Consulenti del Lavoro.
Si tratta di una platea di lavoratori mediamente più istruita dei
dipendenti e molto presente nel settore terziario.
Circa la metà degli occupati indipendenti in Italia, inoltre,
occupa posizioni di vertice. Il 12,3% è
rappresentato da manager o titolari di aziende, il
20,4% da professionisti ad alta qualificazione e il 17,1% da figure
tecniche.
Tuttavia, la propensione a mettersi in proprio si riduce sempre di
più. Fra il 2009 e il 2018, al riguardo, gli autonomi sono
diminuiti del 5,14%.
Tra le criticità lamentate, rientra il carico
burocratico, l'instabilità degli
incarichi e dei committenti, le
difficoltà di accesso ai finanziamenti,
l'impossibilità di incidere sui prezzi di servizi e
prodotti e la mancanza di coperture in
caso di malattia o infortunio.
Alla luce dei dati precedenti ci si può chiedere quanto, in
percentuale, il mettersi in proprio sia una scelta
ponderata e quanto, invece, la conseguenza della carenza di
alternative.
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