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Nei cimiteri del 1800 si praticava un mestiere ai limiti della legalità.
Stiamo parlando del resurrezionista. Così venivano chiamati gli
uomini che dissotterravano i cadaveri
dalle tombe per rivenderli agli scienziati desiderosi di compiere
studi di anatomia umana.
In molte parti d'Europa, infatti, l'unico modo legale che i
ricercatori avevano per impossessarsi di un cadavere da
vivisezionare, era tramite la condanna a
morte alla quale doveva essere parallelamente inflitta la
condanna a dissezione.
Con la progressiva diminuzione dell'uso della pena capitale e la
diffusione delle scuole di medicina, tuttavia, i giovani studenti
avevano sempre maggiore difficoltà a reperire corpi freschi e si
trovavano costretti ad assoldare i resurrezionisti per avere
materiale su cui lavorare.
Procurarsi cadaveri, però, non era facile e le leggi che proteggevano i corpi dei defunti erano
molto più severe di oggi. Il furto era, infatti, un reato punibile
con la detenzione e, in qualche caso, con l'esecuzione.
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