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La norma che oggi ha fatto crollare i titoli in borsa è quella che riguarda la tassa sugli extraprofitti delle banche, introdotta dal governo Meloni nel decreto Asset, approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
La reazione negativa del settore bancario si è riflessa anche sui mercati finanziari, dove i titoli delle banche hanno subito forti ribassi. La Borsa italiana ha chiuso in lieve ribasso, con il FTSE MIB che ha perso lo 0,41% a 28.586,37 punti. Tra i titoli più colpiti, si sono registrati cali di Intesa Sanpaolo (-3,23%), Unicredit (-2,97%), Banco BPM (-2,93%) e Mediobanca (-2,88%).
La norma, che ha fatto crollare i titoli in Borsa, con Milano che è stata la peggiore in Europa, prevede che «in dipendenza dell'andamento dei tassi di interesse e dell'impatto sociale derivante dall'aumento delle rate dei mutui è istituita, per l'anno 2023, una imposta straordinaria», «a carico degli intermediari finanziari, escluse le società di gestione dei fondi comuni d’investimento e le società di intermediazione mobiliare di cui al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria.
Il comunicato diffuso da Palazzo Chigi, spiega che l'imposta straordinaria è determinata applicando un'aliquota pari al 40 per cento sul maggior valore tra:
a. l'ammontare del margine d'interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d'Italia, relativo all'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022;
b. l'ammontare del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d'Italia, relativo all'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022.
Come annunciato dal vice premier Matteo Salvini, la tassa del 40% sugli extra-profitti delle banche nel 2023, approvata il 7 agosto dal Consiglio dei ministri nel Dl omnibus per raccogliere fondi per il calo delle tasse, aiuto ai mutui prima casa e per il taglio del cuneo, frutterà «alcuni miliardi» per la manovra.
L'ammontare dell'imposta straordinaria, in ogni caso, non può essere superiore a una quota pari al 25 per cento del valore del patrimonio netto alla data di chiusura dell'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023».
L'imposta straordinaria - prosegue la norma - è versata entro il sesto mese successivo a quello di chiusura dell'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024. I soggetti che in base a disposizioni di legge approvano il bilancio oltre il termine di quattro mesi dalla chiusura dell'esercizio effettuano il versamento entro il mese successivo a quello di approvazione del bilancio. Per i soggetti con esercizio non coincidente con l’anno solare, se il termine di cui ai primi due periodi scade nell'anno 2023, il versamento è effettuato nel 2024 e, comunque, entro il 31 gennaio.
L'imposta straordinaria non è deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive.
Ai fini dell'accertamento, delle sanzioni e della riscossione dell'imposta straordinaria, nonché del contenzioso, si applicano le disposizioni in materia di imposte sui redditi.
Le maggiori entrate derivanti dal presente articolo sono iscritte in un fondo per essere destinate al finanziamento delle misure di cui all'articolo 64, comma 3, del decreto-legge 25 maggio 2021, n.73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese.
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