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L'Energy Manager, figura tornata indispensabile per il funzionamento e lo sviluppo delle aziende in seguito alla crisi petrolifera del '73, assicura il supporto a chi prende decisioni riguardo il miglior utilizzo dell'energia nella struttura di competenza.
I suoi compiti sono, tra gli altri: individuare le azioni, gli
interventi e le procedure necessarie per promuovere l'uso
dell'energia, predisporre i bilanci
energetici, predisporre i dati
energetici, redigere il piano di
investimenti e monitorare la realizzazione degli
interventi di razionalizzazione. Per diventare un
Energy Manager bisogna aver ben presente i processi di produzione
dei beni e dei servizi e dimostrare un'approfondita conoscenza
delle tecnologie idonee a conseguire un uso razionale dell'energia.
La figura n questione si interfaccia con diverse funzioni
aziendali, per acquisire informazioni sull'andamento effettivo dei
fabbisogni energetici dei processi aziendali. L'Energy Manager deve
avere un buon bagaglio di competenze tecniche, ottima conoscenza
del mercato energetico, capacità di valutazione economica,
dimestichezza con la contrattualistica e conoscenze di
organizzazione aziendale.
Secondo quanto riportato dal FIRE, in media tale figure guadagna
dai 30.000 ai 60.000 euro annui, in base agli anni di esperienza.
Nel campo del green job si arriva a guadagnare
anche 90.000 euro annui. Seppure in Italia questa figura
professionale fatica a raggiungere il posto da dirigente, chi ce
l'ha fatta oggi racimola nel proprio conto in banca dai 100.000 ai
150.000 euro.
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