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"Mio padre sarebbe stato felice di vedermi proseguire il suo lavoro".
Così Maurizio Trezza, 36enne titolare del Molino Trezza, ubicato a Teggiano nella frazione San Marco. Dopo la scomparsa del padre, avvenuto lo scorso anno, Maurizio ha deciso di portare avanti l'attività, nonostante le difficoltà del caso. Così, dopo gli studi universitari a Napoli, si è messo a fare il mugnaio. Mestiere di certo non tra i più diffusi ed attuali. Basti pensare che nel Vallo di Diano sono attualmente operativi soltanto 2 mulini.
Ma scopriamo qualcosa in più sulla storia e l'attività del Mulino di Teggiano
- Qual è la storia del Mulino
Trezza?
Tutto ha avuto inizio nel 1924 con il mio bisnonno. Mio padre ha
iniziato a dedicarsi all'attività ad 11 anni, subito dopo le Scuole
Elementari. In origine la struttura si trovava nella frazione Prato
Perillo. Poi mio padre, all'inizio degli anni '90, ha trasferito
l'attività quì a San Marco. Oggi siamo alla quarta generazione
- Quando e come ti sei avvicinato a
quest'attività?
Io e mio fratello, anche quando andavamo a scuola, davamo una mano
a mio padre durante l'estate. Siamo cresciuti in mezzo al grano,
alla farina ed ai sacchi. Tre anni fa ho lasciato Napoli e sono
tornato a Teggiano in modo permanente. A novembre dello scorso anni
mio padre è venuto a mancare e ho deciso così, con il supporto di
mio zio, di dar seguito al suo lavoro ed a quanto da lui fatto. Gli
avrebbe fatto piacere che mi dedicassi al Mulino, ma non hai
imposto nulla
- Esistono ancora i
mugnai?
Si. Dove c'è un mulino, c'è un mugnaio. Fino a quando la farina si
lavorerà, ci sarà un mulino e quindi un mugnaio. Mi piace dire che
non basta avere un mulino per essere mugnaio, ma bisogna aver un
mulino per essere mugnaio
- In cosa consiste il lavoro
quotidiano?
Gli aspetti fondamentali sono 2. Il primo è relativo al conto terzi
ed il secondo al conto proprio. Nel primo caso abbiamo a che fare
con il contadino o il produttore della zona. Che in questo periodo
viene a setacciare, quindi a pulire, il grano per la successiva
semina. Per cui puliamo e maciniamo il grano per conto del cliente.
L'attività in conto proprio, che è quella principale, prevede,
invece, l'acquisto del grano durante la stagione di raccolta, la
produzione di farina e la relativa vendita. In pratica incameriamo
il grano coltivato nel territorio, lo depositiamo e lo trasformiamo
in farina per i nostri clienti, che sono, per lo più, panifici
- Come viene lavorato il
tutto?
Attraverso un impianto a tenero. Grazie a degli interventi
effettuati da mio padre, tuttavia, riusciamo a produrre anche la
semola rimacinata di grano duro. Il grano tenero è destinato ai
panifici, mentre quello duro ai pastifici
- Come ci si aggiorna ed adegua ai
tempi? C'è una componente d'innovazione?
Verso il consumo c'è un senso critico più sviluppato rispetto a
qualche tempo fa, con maggiore attenzione verso il cibo e gli
ingredienti. Abbiamo un impianto di molitura a pietra naturale, lo
stesso utilizzato da mio nonno. Le strutture moderne utilizzano,
invece, pietra sintetica. Ci serviamo di macine in pietra naturale
di granito francese. Pietra che, per la sua particolare durezza e
resistenza, ha sostituito dagli anni '50 le macine in pietra di
Teggiano. In questo caso l'innovazione è un modo per tornare al
passato
- Quali le principali
difficoltà?
La competizione con le grandi strutture. Oggi il fabbisogno di
grano è più alto della produzione, per cui si importa grano estero.
Utilizziamo grano italiano, il 90% del quale è del territorio.
Lavoriamo, infatti, solo il miglior frumento coltivato nel Vallo di
Diano e nel Cilento. L'importazione non è automaticamente sinonimo
di bassa qualità. Se, tuttavia, il prezzo della farina è basso,
bisogna chiedersi il perché. La qualità ha bisogno di più tempo, di
più lavoro e di prezzi più alti mentre la scarsa qualità può essere
sinonimo di comodità. Un altro aspetto critico è quello legato
all'affrontare il lavoro senza una struttura professionale
definita. Il nostro non è un lavoro molto comune, per cui non è
semplice trovare un tecnico o un capo mugnaio che operi in
autonomia
- E le maggiori
gratificazioni?
Derivano dalla soddisfazione dei clienti per i nostri prodotti e la
farina. Molti preferiscono la nostra rispetto a quella di mulini
più strutturati. Ci rapportiamo sia con giovani di 25-30 anni, che
hanno intrapreso l'attività di recente, sia con clienti storici.
Anche in questo caso si assiste ad un passaggio generazionale
- E' questo il tuo
futuro?
Siamo ancora in una fase di rodaggio. La scomparsa di mio padre è
recente e sto ancora cercando di capire come muovermi al meglio.
Sono consapevole della fortuna che ho avuto nel poter scegliere di
fare questo lavoro grazie all'attività di mio padre. Ma la volontà
e la voglia ci sono per far sì che questo possa essere il mio
futuro
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