"Fortunato nel continuare il lavoro di mio padre". La scelta di Maurizio Trezza, uno degli ultimi mugnai del Vallo di Diano

08/10/2018

"Mio padre sarebbe stato felice di vedermi proseguire il suo lavoro".

Così Maurizio Trezza, 36enne titolare del Molino Trezza, ubicato a Teggiano nella frazione San Marco. Dopo la scomparsa del padre, avvenuto lo scorso anno, Maurizio ha deciso di portare avanti l'attività, nonostante le difficoltà del caso. Così, dopo gli studi universitari a Napoli, si è messo a fare il mugnaio. Mestiere di certo non tra i più diffusi ed attuali. Basti pensare che nel Vallo di Diano sono attualmente operativi soltanto 2 mulini.

Ma scopriamo qualcosa in più sulla storia e l'attività del Mulino di Teggiano

- Qual è la storia del Mulino Trezza?
Tutto ha avuto inizio nel 1924 con il mio bisnonno. Mio padre ha iniziato a dedicarsi all'attività ad 11 anni, subito dopo le Scuole Elementari. In origine la struttura si trovava nella frazione Prato Perillo. Poi mio padre, all'inizio degli anni '90, ha trasferito l'attività quì a San Marco. Oggi siamo alla quarta generazione

- Quando e come ti sei avvicinato a quest'attività?
Io e mio fratello, anche quando andavamo a scuola, davamo una mano a mio padre durante l'estate. Siamo cresciuti in mezzo al grano, alla farina ed ai sacchi. Tre anni fa ho lasciato Napoli e sono tornato a Teggiano in modo permanente. A novembre dello scorso anni mio padre è venuto a mancare e ho deciso così, con il supporto di mio zio, di dar seguito al suo lavoro ed a quanto da lui fatto. Gli avrebbe fatto piacere che mi dedicassi al Mulino, ma non hai imposto nulla

- Esistono ancora i mugnai?
Si. Dove c'è un mulino, c'è un mugnaio. Fino a quando la farina si lavorerà, ci sarà un mulino e quindi un mugnaio. Mi piace dire che non basta avere un mulino per essere mugnaio, ma bisogna aver un mulino per essere mugnaio

- In cosa consiste il lavoro quotidiano?
Gli aspetti fondamentali sono 2. Il primo è relativo al conto terzi ed il secondo al conto proprio. Nel primo caso abbiamo a che fare con il contadino o il produttore della zona. Che in questo periodo viene a setacciare, quindi a pulire, il grano per la successiva semina. Per cui puliamo e maciniamo il grano per conto del cliente. L'attività in conto proprio, che è quella principale, prevede, invece, l'acquisto del grano durante la stagione di raccolta, la produzione di farina e la relativa vendita. In pratica incameriamo il grano coltivato nel territorio, lo depositiamo e lo trasformiamo in farina per i nostri clienti, che sono, per lo più, panifici

- Come viene lavorato il tutto?
Attraverso un impianto a tenero. Grazie a degli interventi effettuati da mio padre, tuttavia, riusciamo a produrre anche la semola rimacinata di grano duro. Il grano tenero è destinato ai panifici, mentre quello duro ai pastifici

- Come ci si aggiorna ed adegua ai tempi? C'è una componente d'innovazione?
Verso il consumo c'è un senso critico più sviluppato rispetto a qualche tempo fa, con maggiore attenzione verso il cibo e gli ingredienti. Abbiamo un impianto di molitura a pietra naturale, lo stesso utilizzato da mio nonno. Le strutture moderne utilizzano, invece, pietra sintetica. Ci serviamo di macine in pietra naturale di granito francese. Pietra che, per la sua particolare durezza e resistenza, ha sostituito dagli anni '50 le macine in pietra di Teggiano. In questo caso l'innovazione è un modo per tornare al passato

- Quali le principali difficoltà?
La competizione con le grandi strutture. Oggi il fabbisogno di grano è più alto della produzione, per cui si importa grano estero. Utilizziamo grano italiano, il 90% del quale è del territorio. Lavoriamo, infatti, solo il miglior frumento coltivato nel Vallo di Diano e nel Cilento. L'importazione non è automaticamente sinonimo di bassa qualità. Se, tuttavia, il prezzo della farina è basso, bisogna chiedersi il perché. La qualità ha bisogno di più tempo, di più lavoro e di prezzi più alti mentre la scarsa qualità può essere sinonimo di comodità. Un altro aspetto critico è quello legato all'affrontare il lavoro senza una struttura professionale definita. Il nostro non è un lavoro molto comune, per cui non è semplice trovare un tecnico o un capo mugnaio che operi in autonomia

- E le maggiori gratificazioni?
Derivano dalla soddisfazione dei clienti per i nostri prodotti e la farina. Molti preferiscono la nostra rispetto a quella di mulini più strutturati. Ci rapportiamo sia con giovani di 25-30 anni, che hanno intrapreso l'attività di recente, sia con clienti storici. Anche in questo caso si assiste ad un passaggio generazionale

- E' questo il tuo futuro?
Siamo ancora in una fase di rodaggio. La scomparsa di mio padre è recente e sto ancora cercando di capire come muovermi al meglio. Sono consapevole della fortuna che ho avuto nel poter scegliere di fare questo lavoro grazie all'attività di mio padre. Ma la volontà e la voglia ci sono per far sì che questo possa essere il mio futuro

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