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PercorsoLavoro prevede anche approfondimenti dedicati alle attività imprenditoriali agricole e non avviate da giovani nel Vallo di Diano.
Iniziamo col raccontare la storia di Pietro D'Elia, 30enne di Teggiano. Dopo la laurea in Economia a Roma, il Master in gestione delle risorse energetiche a Milano e la laurea in inglese come specialistica, ha fatto parte dell'Accademia teatrale di Enrico Brignano, per poi lavorare come commerciale nella British American Tobacco, per il nordovest Europa e il Sud America. Poi la scelta di tornare in paese, a Teggiano e di mettere a disposizione dell'attività agricola esperienze e competenze maturate. Il tutto attraverso un approccio ed un operato innovativo. Nasce così 'I Segreti di Diano'. Abbiamo incontrato Pietro per saperne di più sulla sua decisione e sulla propria attività
- Com'è nato tutto?
Come tanti altri sono stato programmato dalla mia famiglia per
abbandonare la provincia e farmi un futuro in città. Le esperienze
vissute, tuttavia, mi hanno permesso di prendere una parte delle
stesse e metterle a disposizione di un'occasione economica che mi
regalasse una mia opportunità. Desideravo da sempre dar vita ad
un'attività imprenditoriale
- Perché i peperoni? E perchè a Teggiano?
"Perché l'occasione c'era e c'è. In Economia ti dicono che un'area
in cui nessuno vuole investire, probabilmente offre maggiori
opportunità d'investimento. E così ho trovato l'occasione legata
all'azienda agricola. In merito al peperone, si trattava di una
coltura che nessuno faceva. Di produttori locali ce n'erano ma
nessuno che tutelasse il prodotto nel modo giusto, operando in modo
moderno. Teggiano è il centro d'adozione del peperone sciuscillone e in paese, oltre a
questa varietà, ne attecchiscono altre 2, ovvero il serpentino e il
pupanetto. Noi lavoriamo i primi due. Quelli di Teggiano sono gli
unici peperoni ad avere un nome proprio. Per creare economia
intorno ad essi, dovevo agire in un determinato modo. Per cui mi
sono detto: se voglio dar vita ad un prodotto di qualità, devo
essere io di qualità e presentarmi in una certa maniera
- Il primo passo concreto?
Uno studio preliminare per analizzare il mercato e le criticità.
Dopo di che mi sono rivolto ad un consulente specifico, ho
consultato manuali e mi sono messo a studiare agricoltura, anche
mentre lavoravo. Poi coltivando i miei terreni e prendendone altri
in affitto, e mi sono cimentato, facendo inizialmente riferimento
ad un ettaro
- E' andato tutto come avevi previsto e ti
aspettavi?
E' chiaro che le difficoltà non sono mancate, considerando, tra le
altre cose, che nessuno conosceva il prodotto e la forte
concorrenza del peperone crusco della Basilicata. Quando ho
iniziato, poi, mi aspettavo fosse più semplice aver a che fare con
la vita pratica dell'azienda. Ho sottovalutato il fattore clima.
Noi coltiviamo a pieno campo e siamo soggetti al meteo. Il primo
anno è stato complicato ma il lavoro di comunicazione mi ha aiutato
a caratterizzare l'azienda. E ora riesco ad essere identificato
come quello dei peperoni. Immaginavo di essere più
strutturato a questo punto ma c'è bisogno di tempo. Il bilancio è
comunque soddisfacente, anche perché siamo riusciti a coinvolgere
le persone anche attraverso i social. E credo si sia percepito il
senso di diverso
- Inizialmente come l'ha presa la tua
famiglia?
In famiglia erano disperati. Mi hanno detto: dopo i soldi spesi
per farti studiare, torni in paese per fare il contadino? Non
hanno capito subito, pur essendo persone aperte che mi hanno dato
la possibilità di uscire di casa ed andare all'estero già a 14
anni. Una cosa difficile da far comprendere a chi abita al sud ed è
sempre stato al sud, è la distinzione tra l'ambito personale e
quello professionale. Si cerca di dare consigli legati al lavoro
senza, però, averne le conoscenze. E' stato complicato tornare a
casa e far capire subito l'entità del progetto e che, soprattutto,
fosse diverso dall'ordinario
- La tua giornata tipo?
In fase di coltivazione la mattinata è dedicata alle colture. E'
fondamentale avere il contatto diretto con le piante che io chiamo
ragazze. Con loro ci parlo. Poi la giornata si divide tra
una burocrazia impressionante, telefonate a clienti, distributori
ed uffici. Nel pomeriggio ci si dedica alla sistemazione di quanto
fatto in mattinata e all'attività di sviluppo e pianificazione. Il
tutto al fine di dar vita ad un progetto e ad un prodotto di
assoluta qualità
- Al riguardo quanti ti dicono che i tuoi peperoni
costano troppo?
Tutti. Ma devono costare tanto. Per una serie di ragioni.
Coltiviamo solo i nostri, non si tratta di un generico peperone, è
tutto lavorato a mano e li puliamo uno ad uno. Sul vasetto è
evidenziato anche il dominio, in modo da capire da quale pezzo di
terra viene il prodotto. Seguiamo il peperone dalla terra alla
tavola. Se l'unica variabile fosse il prezzo, l'imprenditore non
avrebbe senso di esistere. Devo essere abile io a far capire perché
il mio prodotto costa più degl'altri
- Perché 'I Segreti di Diano'?
Perché è un qualcosa che dobbiamo svelare. E devo esser bravo io a
far comprendere l'essenza della mia attività. "I Segreti di Diano"
è un marchio ombrello di una serie di colture autoctone
d'eccellenza del Vallo di Diano
- Il futuro?
E' in atto un dialogo con enti, istituzioni ed operatori con lo
scopo di attuare sistemi di tutela istituzionale per la coltura.
Per il futuro teniamo in considerazione 2 principi, ovvero Come
Diano vuole e Moderne Tradizioni. In merito al primo,
faremo riferimento ad una macroarea di 6 ettari, da dividere in 2
da 3 ettari. Abbiamo individuato 3 coltivazioni autoctone nel
Vallo, ovvero il peperone stesso, il fagiolo e la fava. Le faremo
ruotare in modo che la coltura precedente dia quel che serve alla
successiva. Moderne tradizioni perché dobbiamo prendere in
considerazione i prodotti tradizionali di Teggiano,
commercializzandoli in un certo modo. E' inutile vendere il
prodotto in dialetto. Bisogna venderlo in inglese
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