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"Donne, è arrivato l'arrotino!"
Chi non ha sentito questa frase riecheggiare in ogni strada?
Certamente accadeva più in passato ma anche oggi, soprattutto nei
piccoli centri, ci si può imbattere in questa figura.
Ma chi era (è) l'arrotino? Si tratta dell'artigiano che si occupa
della molatura delle lame. Il mestiere è
antichissimo e nato in epoche in cui non esisteva il consumismo e
non ci si poteva permettere di buttare via il proprio
coltello.
Originariamente si utilizzava una sorta di
biciclo-carretto molto ingombrante dotato di una
grossa ruota di legno, rivestita da un cerchione di ferro collegata
ad una impalcatura in legno ed una ruota più piccola di pietra
abrasiva sulla quale si molavano i diversi attrezzi di ferro. Il
carretto veniva poi ribaltato su sé stesso per trasformarlo nello
strumento di lavoro.
Per arrotare un utensile, l'arrotino imprimeva alla ruota un
movimento ben ritmato e continuo e vi appoggiava con forza la lama.
In tempi più recenti, il tipico carretto si è trasformato in una
bicicletta sul cui manubrio era applicata una
ruota in pietra, collegata ai pedali con una cinghia.
Un tempo l'arrotino passava per le strade 2
volte all'anno: in primavera e in autunno, e trascorreva la notte
nella stalla della casa dove aveva esercitato il
suo mestiere.
Questo mestiere continua ad essere praticato, seppur da poche
persone. L'arrotino odierno lavora su pinze,
forbici e coltelli da prosciutto. I più
mloderni si sono attrezzati con Apecar e
specializzazioni in coltellini Victorinox o coltelli da cucina
Opinel, dal manico colorato e molto utilizzati nelle cucine più
trendy
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