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E' Valentino Di Brizzi, presidente dell'Associazione Imprenditori Vallo di Diano, il primo "ospite" della sezione di PercorsoLavoro dedicata alle aziende.
Uno spazio per saperne di più sulle "stato di salute" delle imprese del territorio, comprenderne peculiarità e criticità ed approfondire aspetti legati al personale ed a figure professioniali specifiche. Ecco l'intervista
- Qual è lo stato di salute del lavoro in
Italia?
Credo sia abbastanza grave in tutta la nazione, tranne per le
regioni più a nord dove le imprese hanno il privilegio di essere
ben infrastrutturate e collegate con il resto del mondo. Il grande
problema è l'elevato costo del lavoro, difficilmente sostenibile in
un periodo di crisi così lunga come quella che stiamo vivendo
- E nel Vallo di Diano?
In una parola? Stagnante. Qui, a differenza del nord, siamo
costretti ad arrampicarci sugli specchi anche per cercare nuovi
sbocchi di mercato. Non si vedono segnali di
miglioramento per uscire dalla crisi. L'edilizia è
crollata e l'agricoltura inesistente, anche perché
pensiamo ancora di farla, limitandoci a curare il piccolo
orticello. Per il turismo solo tante chiacchiere
mentre l'industria e il commercio
sono penalizzati dalla mancanza di infrastrutture e di garanzie
sulla certezza del credito. In queste condizioni pensare di
migliorare il livello occupazionale è complicato. I giovani del
nostro territorio sono fortemente capaci. La cosa triste è trovarli
a lavorare al nord, dove si distinguono per capacità,
professionalità e correttezza
- In cosa devono migliorare le aziende del
territorio?
Le nostre aziende hanno dimostrato di saper portare il made in
Vallo di Diano in tutto il mondo, nonostante il
gap infrastrutturale. Abbiamo imprese che non
hanno nulla da invidiare a quelle del nord, in termini di capacità
imprenditoriale, competenze professionali e struttura aziendale.
Margini di miglioramento ci sono, com'è naturale che sia. La
questione, però, non è migliorare le aziende, ma migliorare il
territorio. Sono decenni che parliamo di
infrastrutture, ma in 30 anni abbiamo perso anche
quelle che avevamo. Non abbiamo una rete internet/fibra a copertura
e oggi è impensabile fare il salto di qualità se per inviare una
mail ci vogliono 10 minuti. Non c'è una rete di
trasporti adeguata. E se pure l'autostrada è
decente, non ci sono collegamenti che decongestionino il traffico
interno, né percorsi alternativi veloci che ci colleghino ad essa.
Spesso per andare ad Eboli si impiega più tempo per prendere
l'autostrada, che per arrivare a destinazione. Non ci sono nemmeno
le condizioni per viaggiare con l'alta velocità. Se devo andare a
Milano per lavoro, posso prendere il Freccia Rossa a Salerno ma se
vado in macchina fino in città, o non riesco a parcheggiare o devo
sostenere costi esorbitanti. Se, invece, vado in pullman, impiego
più tempo per arrivare a Salerno che per la tratta Salerno-Milano
col treno. Tutto questo scoraggia e non poco. Vogliamo continuare?
I costi dell'energia per le nostre aziende sono quasi
insostenibili. In alcune aree del territorio manca, poi, la rete
del metano, per non parlare di depurazione e smaltimento rifiuti.
Abbiamo le ali, ma manca la base per decollare
- Il rapporto tra titolari e dipendenti in alcuni casi è
complicato. Da cosa dipende principalmente?
Non credo sia complicato. Sono ruoli diversi ma che vanno nella
stessa direzione. Il buon risultato di un'impresa dipende da
entrambi. Nessun imprenditore vuole perdere un bravo collaboratore.
La forza lavoro dell'azienda è la leva fondamentale su cui ogni
impresa poggia le sue basi. Ogni dipendente che, entrando la
mattina in azienda, è consapevole che se porta dei frutti
all'impresa, li porta di conseguenza anche a lui e alla propria
vita, non può avere rapporto complicato con il titolare. Il
rapporto si incrina solo e se si tenta di infrangere i ruoli. Le
responsabilità di un imprenditore sono tante, così come tante e
diverse sono quelle del dipendente. C'è un punto, però, che un buon
dipendente non deve mai dimenticare e cioè che il rischio d'impresa
grava totalmente e completamente sull'imprenditore
- Un aspetto controverso è quello legato alla gestione
dei curriculum. Vengono visualizzati? Che fine fanno quelli che lei
riceve?
Nella mia azienda, ma anche all'AIV, di curriculum ne arrivano
tanti. E francamente penso sia importante tenerli. Noi li
conserviamo e li analizziamo nel momento in cui ci viene richiesta
qualche figura professionale. E'importante inserire nel cv ogni
informazione utile a far comprendere anche la personalità del
candidato. Servono per una prima scelta sulle candidature da
analizzare e per i colloqui. Io, però, prima di assumere
definitivamente, penso sia importantissimo il periodo di prova. E'
utile ad entrambi. All'imprenditore per comprendere se quel
collaboratore è adatto al ruolo ed al dipendente per capire se il
lavoro piace e soddisfa
- Quali sono le maggiori difficoltà, in merito a
dipendenti ed assunzioni, delle aziende?
I costi del personale in termini di tasse e contributi. Penso che
ogni imprenditore preferirebbe gratificare il proprio dipendente
con uno stipendio più alto, invece che pagare tante tasse
- Ci sono figure professionali che fate più fatica a
trovare?
Esperti artigiani. C'è bisogno di una scuola professionale ad alto
livello, che insegni il mestiere dal punto di vista pratico e
specialistico. Spesso rimpiangiamo l'ex Istituto Professionale
voluto da Don Donato Ippolito a Sala Consilina che ha formato
esperti lavoratori del ferro, del legno, saldatori, idraulici,
elettricisti, tornitori e meccanici. Ora il ruolo della formazione
grava sulle imprese. Il giovane è preparato solo a livello teorico.
Ma dalla teoria alla pratica spesso c'è un abisso
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